Relazione del Dott. Gennaro Galdo, Psichiatra, Psicoterapeuta.
Presidente della sezione Mediazione e Consulenza dell’Isppref di Napoli.
Per iniziare un dibattito dal tema primigenio e così complesso come la/le relazioni di coppia, mi servirò di tre metafore; non a caso: sono infatti convinto che il nuovo, l’originale nasce solo da ragionamenti abduttivi, come quelli che si producono dalle metafore e/o dall’attenzione serendipitosa, vale a dire dallo sguardo che periodicamente lanciamo alla ricerca dell’inaspettato, del non cercato che spesso emerge sia nel nostro lavoro clinico, che in quello didattico e di ricerca. Ragionamenti induttivi e deduttivi, anche loro indispensabili alla metodologia scientifica, rischiano di essere tautologici, in quanto molte delle loro affermazioni sono sostanzialmente contenute nelle premesse. Per quel che concerne le radici gnoseologiche e di analisi del contesto sociale, mi sembra evidente che mai come quest’epoca, dove l’umanità ha incontrato e duramente, sperimentato le contraddizioni uomo/uomo nel cosiddetto socialismo reale ed uomo/natura ambiente nel contesto rarefatto del turbo-capitalismo, mai come in quest’epoca sia necessario generare creatività e resilienza, due qualità certamente possedute dalle coppie “di successo”. Per tutto ciò è ormai a disposizione, come mi auguro sperimenteremo oggi, una gnoseologia interdisciplinare che a partire dal costruttivismo sociale, rifiutando rigide monogamie, non disdegna strumenti diadromici (che cioè si avvalgono di ragionamenti per andirivieni).Non fanno così i fisici che per studiare la luce si avvalgono sia di strumenti che rilevano i fotoni (particelle quantistiche) sia di quelli che sono invece sensibili alle onde delle radiazioni elettromagnetiche?1) La prima metafora che presento alla vostra attenzione è la gassa d’amante (quest’ultimo termine, si badi bene non ha nulla a che fare con avventure amorose ma si riferisce a parti dell’imbarcazione per le quali questo nodo è particolarmente indicato).La gassa d’amante ha, a mio parere, tre caratteristiche che la accomunano alla coppia ideale: è un nodo molto resistente che infatti si utilizza per governare una vela, il genoa, sottoposta a molte, importanti ed estremamente variabili nel tempo sollecitazioni. In secondo luogo è un nodo che, a differenza del nodo scorsoio, non impicca nessuna delle parti (ad esempio la bugna di scotta del genoa e la relativa scotta) che ne usufruiscono ed infine si scioglie facilmente, pur essendo la sua tenuta assai affidabile. Niente male, vero, se una coppia decidesse di avere la gassa d’amante come simbolo di riferimento….2) Vorrei poi proporvi una seconda metafora linguistica, il duale. I Greci, nella loro non comune sapienza usavano e credo ancora utilizzano nella loro coniugazione oltre la prima (io) la seconda (tu) la terza (egli) persona anche noi due (il duale), diverso dalla prima, dalla seconda e dalla terza persona plurale (noi, voi, essi).Questa cerniera linguistica tra il singolare e il plurale, tra il mondo relazionale della persona e quello delle persone ha il pregio, a mio parere, di ben rappresentare il mondo magico della coppia generativa che parte dal singolare ed arriva al plurale senza essere né l’uno né l’altro, senza concedersi né al solipsismo individualista né confondersi con un plurale nel quale troppo spesso i confini si fondono impedendo al soggetto di emergere. Un duale che, d’altronde, fa da presupposto ed implica il triadico in quanto duale generativo. Come tutti sappiamo incontrare una coppia significa inevitabilmente incontrare il terzo sia quando esso si sostanzi come entità autonoma (un figlio, un impresa, un lavoro scientifico, un opera letteraria) sia che questo si mostri come insieme virtuale, ben distinto dalle due soggettività che lo compongono, ma dotato di caratteristiche sue proprie di tipo non sommativo (l’insieme non è pari alla semplice somma delle parti che lo costituiscono) e catalogabili sul piano pratico come proprietà emergenti. Ed è per questo che, a mio parere, i Greci più o meno consapevolmente ritennero di non dar vita al “terziale” (noi tre) essendo questo già contenuto nel duale, utilizzando una sorta di rasoio di OCCAM linguistico.3) Per concludere vorrei proporvi una terza metafora, di natura un po’ più ostica per noi che appartenendo al sapere umanistico, ormai raramente percorriamo i territori della matematica, anche se quella che vi proporrò è certamente alla vostra portata. Sapete perché, a mio parere, la famiglia si è affermata ubiquitariamente ed in ogni epoca quale entità più adatta ad allevare bambini e fare di loro delle donne e degli uomini adulti? Perché solo in una famiglia, piccolo gruppo creativo, composto di solito da un numero oscillante tra i 3 ed i 12 massimo 15 individui conviventi è possibile esperire direttamente e indirettamente relazioni duali e triadiche (che in quanto creative e generative ben si adattano ad accompagnare la crescita degli individui) in un numero percentualmente significativo rispetto alle relazioni totali che si svolgono in quel gruppo. Si va infatti da un massimo del 100% nella triade dove ovviamente tutte le relazioni sono duali o triadiche ad un minimo del 1,70% che rappresenta la somma delle relazioni diadiche e triadiche in percentuale rispetto a quelle totali in un gruppo di 15 persone dove le relazioni complesse possibili sono 32752 (ricavabili dalla formula RTOTn=2n-1-n) e la somma delle relazioni diadiche (RDn = n (n-1) e triadiche RT= n (n-1)(n-2) possibili, è pari a2 2 x 3105+455=560 che costituiscono appunto l’1,72% delle relazioni possibili in un gruppo di 15 persone. E’ in questo contesto creativo (composto da 3 fino al massimo di 15 elementi) che è possibile allevare figli avendo una ragionevole probabilità di farne delle persone senzienti. Oltre prevarrebbe con ogni probabilità una logica di clan, di sottogruppi adatta a trasmettere un sapere accademico, una storia accademica non dei racconti. Ma sono questi che, come sappiamo, ci rendono umani ed adulti. L’importante infatti è poterlo raccontare… Con quest’ultima affermazione apodittica spero di aver sufficientemente implementato un contesto abduttivo e lascio la parola ai relatori.